Riflessioni sul settore nautico in tempo di crisi: intervista a Lorenzo Pollicardo

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Abbiamo il piacere di fare qualche domanda all’ing. Lorenzo Pollicardo esperto del mercato nautico, ingegnere navale, per 12 anni Direttore della Divisione Yachting e della Certificazione Navale del RINA. Segretario generale di UCINA dove per nove anni ha gestito l’Associazione di Confindustria della Nautica, organizzando il Salone Nautico Internazionale di Genova. Attualmente rappresenta la CNA Nautica Nazionale presso la Commissione Europea e organizza il Salone Nautico Internazionale di Venezia.

Ingegnere, vista la sua profonda conoscenza del settore, che 2013 ci dobbiamo aspettare per il settore nautico?

E’ giusto chiedersi come andrà questo settore nell’anno che ci attende, ma indubbiamente non ci aspettiamo grandi performance di miglioramento. Gli operatori internazionali sostengono, secondo me a ragione, che il mercato italiano resterà abbastanza fermo o comunque poco attivo. Devo dire però che tirerà ancora moltissimo l’export su tutti i settori in generale, ma soprattutto per quanto riguarda le imbarcazioni di grandi dimensioni. Quindi nell’ambito del portafoglio ordini dei grandi yachts, mi riferisco ad imbarcazioni di oltre settanta metri, ci sarà una notevole crescita. Questo rappresenta un aspetto importante in quanto tale segmento di mercato racchiude una qualità molto particolare in cui non incide soltanto il costo del lavoro, in tal senso l’Italia non è molto competitiva, ma incide anche e soprattutto l’esperienza, la qualità, il prestigio più in generale, lo stile del made in Italy che come sappiamo risulta molto apprezzato a livello mondiale.

Secondo lei quali sono i punti cruciali sui quali la Toscana deve puntare per far ripartire il settore?

Innanzitutto riferendosi alle prospettive, limitarsi a guardare il territorio toscano in quanto tale sarebbe molto riduttivo. E’ vero che la nautica Toscana può diventare un modello di riferimento per tutta la nautica internazionale, ma per far questo deve dare dei segnali importanti. Le imprese ci sono ed hanno alle spalle un’importante filiera. Ci sono, inoltre, sia prestigiosi ed importanti cantieri che guardano avanti e sanno anche interpretare la domanda del mercato di grandi yachts, i quali si stanno attrezzando per realizzarne ancora di più grandi e tali aziende sapranno rispondere alle esigenze del mercato. C’è anche un’ottima offerta turistica costiera con un retroterra molto interessante, ricordiamo che per il charter di grandi yachts interessa sempre meno il turismo nautico balneare e sempre più quello culturale, legato alle tradizioni, la buona cucina ecc. Quindi in ciò la Toscana ha tutti i requisiti, ma anche per quanto riguarda la logistica per l’ accoglienza di grandi barche la costa è messa abbastanza bene. Dispone infatti di porti turistici già esistenti e aziende che offrono servizi al diportista, oggi l’attività di service e di reffitting sono fondamentali. Quindi in generale la Toscana può essere un buon modello di riferimento, quello che serve è fare sistema tra le aziende per creare dei rapporti tra subfornitura, cantieristica e servizi che siano veramente rapporti di partnership. Per fare un esempio se il comandante di uno yacht riceve una buona ospitalità turistica si fermerà e quindi usufruirà di tutta una serie di servizi che possono essere eventuali interventi di manutenzione, riparazione o refit e magari una volta che si presenti l’esigenza di cambiare l’imbarcazione suggerire all’armatore di acquistarlo in loco. L’altro punto importante è cercare di fare sistema attraverso le organizzazioni istituzionali, pubbliche, razionalizzare gli investimenti pubblici, a vantaggio di questo progetto di integrazione.
Ricapitolando le tre linee essenziali sono cantieristica, legata al refit e al new building, fornitura e subfornitura della cantieristica e servizi al turismo nautico. Valorizzare queste tre linee in modo integrato, qualificandole può portare questa Regione a diventare, o quantomeno mantenersi, come modello di esempio nazionale e internazionale.

In tempi di crisi come questo quanto è importante investire in formazione e soprattutto quali sono le figure di cui la nautica ha più bisogno?

Non solo è importante ma è strategico investire in formazione. Oggi i progetti formativi devono guardare ad una formazione che non risponda solamente alle esigenze di mercato ma anche all’innovazione. Indubbiamente la nautica si rapporta con realtà diverse, dal turismo nautico allo sviluppo dei servizi costieri, che quindi presuppone delle qualifiche particolari. E’ chiaro che occorre sostenere le aziende, dando una mano alla ripresa, formando personale interno alle aziende stesse ma soprattutto creare una base di persone fuori dalle aziende pronte a subentrare quando la produzione riprenderà con una maggiore intensità. Parliamo comunque di nuovi mestieri. Occorre censire le nuove figure professionali con attenzione in quanto non vi sono soltanto i tradizionali indirizzi formativi cantieristici o legati alla fornitura e subfornitura ma anche e soprattutto quelli legati ai servizi di bordo dello yacht ed ai servizi turistico–costieri, che devo dire, comunque stanno crescendo nonostante una lieve battuta d’arresto nel 2012. Nella nautica la clientela è molto esigente e sceglie il nostro Paese quando trova qualità, affidabilità, esperienza e soprattutto un alto profilo qualitativo dell’offerta.

Un’ultima domanda, cosa ne pensa delle polemiche legate al Salone Nautico di Genova e alle proposte emerse di spostarlo altrove ad esempio tra Viareggio e Marina di Carrara come proposto dal patron di Azimut-Benetti, il dott. Vitelli?

La provocazione lanciata dal presidente Vitelli è stata una provocazione costruttiva, in quanto lo stile della persona non è certo quello di lanciare il sasso e nascondere la mano. Indubbiamente Genova ha bisogno di una ristrutturazione come ha dimostrato il crollo dei numeri, inatteso, forse, nella sua intensità ma comunque prevedibile. Occorre guardare un po’ avanti. Io credo che prima o poi l’Italia, speriamo presto, avrà bisogno nuovamente di un salone nuovo, ampio e generalista, magari meno efficace sul mercato e con più promozione del diportismo e della cultura nautica. Per fare un esempio sul modello del salone di Dussendorf e probabilmente Genova potrebbe essere una sede ideale. Comunque occorre un evento grande che avvicini le famiglie verso il diportismo. Sicuramente vedo due eventi rivolti al mercato interno. Uno sull’Adriatico e l’altro sul Tirreno che attualmente sono Venezia e Roma. Vedo però qua in Toscana la possibilità di fare un evento proiettato sul B2B (business to business), sulla parte accessoristica, fornitura e subfornitura e una parte improntata al post vendita per i grandi yachts che è un po’ la linea che Yare sta perseguendo. Per quanto riguarda i grandi yachts ci sono già due eventi internazionali di natura B2C (business to consumer), come Fort Lauderdale e Montecarlo, credo però che il nostro Paese debba avere un grande Salone internazionale che promuova i servizi, il turismo costiero di eccellenza per i grandi yachts e promuova contestualmente l’eccellenza del prodotto attraverso la cantieristica e la filiera, insomma un evento quasi più esperienziale che tipicamente di Salone. In tal senso credo che l’intervento di Vitelli sia stato costruttivo per svegliare le menti e guardare avanti senza aspettare ripetendo e clonando eventi e manifestazioni.

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